Baal, divinità della religione siro-cananea .Eccomi con molto ritardo a pubblicare questo articolo che mi era stato chiesto da un lettore, Maxim, un po’ di tempo fa, ma che altri lavori ne hanno rallentato la pubblicazione.
Mi è stato chiesto di parlare di Baal, un dio che effettivamente non tratto, ma è giusto che io accontenti i miei lettori quando mi chiedono di approfondire un argomento che sta loro a cuore. Dunque eccomi qui.
A nord della Palestina, sul territorio dell’attuale Libano, si erano stanziati i Fenici. Sebbene fossero un piccolo popolo, dominavano su grandi territori agricoli ai confini dei grandi imperi Babilonese ed Egizio. La religione fenicia era di tipo politeista: questo vuol dire che non esisteva un solo Dio, come per esempio nella religione cattolica, ma ne esistevano vari. La religione fenicia appare come un prolungamento di quella cananea, e Baal è una delle principali divinità della religione siro -cananea ed è la principale divinità dei Fenici.
Chi sono i popoli cananei? Fenici e Ebrei. Entrambe le popolazioni erano stanziate nella terra di Canaan (l’attuale Libano, Palestina e Siria). Più comunemente s’intendono con questo nome le genti che precedettero gli Ebrei in Palestina. I Fenici, che si erano stanziati intorno al 2000 a.C., occupavano la parte settentrionale.
Secondo la mitologia cananea Baal era il figlio di El, il dio principale, e Ascerah, la dea del mare. Baal era considerato il più potente tra tutti gli dei, eclissando persino El.
Egli era il loro figlio che moriva e risorgeva ogni anno per far cambiare le stagioni. Gli dei fenici, però, non erano “buoni”: erano spesso crudeli ed esigevano sacrifici, soprattutto il dio di cui stiamo trattando.
Baal dio dell’aria, dei fulmini e degli uragani, dio del vento e della pioggia, è spesso raffigurato mentre sta per lanciare un fulmine. Egli era il tradizionale dio semitico della tempesta, a cui corrispondevano anche il controllo della fertilità e della fecondità.
Nella mitologia greca Baal veniva associato al nome di Crono, poi Saturno dai Romani. E’ stato assimilato come demonio nella religione cristiana.
Baal è considerato il progenitore degli dei. Si riteneva abitasse la “Montagna del Nord”, luogo identificato nel monte Cassius (oggi denominato el-Akra); si è ipotizzato che la scelta di questa montagna come sede del dio sia derivata dal fatto che essa è la più alta della Siria.
I Fenici portano il culto di Baal in tutto il Mediterraneo e ora, divenuto Dio del Sole, fu ferventemente adorato in quanto, secondo le predicazioni dei sacerdoti fenici, era responsabile delle siccità, delle malattie e di altre calamità, particolarmente legate ai raccolti e all’allevamento del bestiame.
MITO DI BAAL.
Qual è il significato del mito di Baal?
Il Mito è probabilmente legato alle stagioni del ciclo agrario. Infatti, Baal è il portatore delle piogge benigne che irrigano i campi e fanno fiorire i deserti; Mot (era la divinità cananea del caos, della morte e del male, il cui nome significa “morte”) rappresenta la siccità e il periodo della prigionia di Baal negli inferi, rappresenta il duro periodo della stagione secca.
IL CICLO DI BAAL (https://www.athenanova.it/blog/vicino-oriente-antico/divinit%C3%A0-cananaiche-e-ciclo-baal/)
Narra delle lotte per il dominio che il dio Baal dovette sostenere con due divinità che esemplificavano il caos: Yam, il dio del mare, e Mot, la morte.
Oggi possiamo leggere il cosiddetto ciclo di Baal grazie alle fondamentali scoperte di testi cuneiformi compiute a Ugarit (Ugarit fu un’antica città portuale del Vicino Oriente, attuale Ras Shamra pochi chilometri a nord della città moderna di Latakia in Siria. ) Nel ciclo di Baal leggiamo della lotta tra potenze primordiali per lo stabilirsi dell’ordine cosmico, con spartizione tra gli dei delle rispettive competenze su cielo (Baal), mare (Yam) e inferi (Mot). Proprio lo scontro tra Baal e Mot permise il ridimensionamento dello strapotere della morte, ponendo quest’ultima in equilibrio con la vita.
LA LOTTA CON YAM, IL MARE
Yam è presentato come dio potente ed è chiamato anche “Giudice Nahar”, ossia “Giudice Fiume”, caratterizzandosi così come dio dell’acqua, ivi comprese le acque primordiali. Con l’aiuto del dio artigiano Kothar, che gli fabbrica delle armi magiche, Baal vince Yam e lo fa a pezzi. Il fare a pezzi non va però inteso come una distruzione completa, bensì come un ridimensionamento: Yam avrà controllo solo sull’acqua, suo esclusivo ed unico dominio.
IL SECONDO AVVERSARIO: MOT, LA MORTE
La tranquillità di Baal dura poco perché si fa avanti un avversario temibile: Mot, la Morte. La caratterizzazione di Mot è notevole: la divinità, che vive nel suo regno fangoso, è affetta da una fame inestinguibile. Mot minaccia Baal, sostenendo che riuscirà ad inghiottire anche lui se porrà un labbro sulla terra e l’altro in cielo e allungherà la lingua fino alle stelle.
Effettivamente Mot uccide Baal, creando una situazione in cui la Morte ha un potere incontrollato e può cibarsi a suo piacimento tanto degli uomini quanto degli dèi. Inoltre la scomparsa di Baal, dio della tempesta e dunque della fertilità, blocca la pioggia e il ciclo naturale dell’anno.
LA RESURREZIONE DI BAAL
A risolvere la situazione è la dea più attiva del pantheon ugaritico, Anat, definita “sorella” di Baal benché il rapporto fra i due potrebbe piuttosto essere amoroso (si pensi all’uso del termine “sorella” per designare la sposa nel Cantico dei Cantici). Anat scende agli inferi per trovare il cadavere del “fratello”, dargli sepoltura sul monte a lui sacro e, dopo un sacrificio rituale, riportarlo in vita. Nella ricerca del fratello la aiuta Shapshu, la dea del Sole, che tutto conosce e che può dire dove si trovi il cadavere di Baal. Infine Anat affronta Mot facendolo a pezzi. Come nel caso di Yam non si tratta di una distruzione del dio ma di un suo ridimensionamento.
IL SECONDO COMBATTIMENTO FRA BAAL E MOT E IL RISTABILIMENTO DELL’ORDINE COSMICO
A questo punto Baal e Mot, entrambi redivivi, possono affrontarsi di nuovo e questa volta è Baal a prevalere, garantendo così il ristabilimento del ciclo della vita e dell’ordine cosmico , di cui la morte è sì parte, ma non signora assoluta. Baal resta dunque signore del cielo, mentre a Yam è attribuito il mare e a Mot gli inferi, con una tripartizione che ricorda quella di altre mitologie (si pensi alla Grecia con Zeus, Poseidone e Ade).
Il culto di Baal era radicato nella sensualità e comprendeva la prostituzione rituale nei templi. Certe volte, per placare Baal, era necessario il sacrificio umano, di solito del primogenito (Geremia 19:5). I sacerdoti di Baal si appellavano al loro dio in rituali di abbandono selvaggio che comprendevano grida estatiche e ferite autoinflitte (1 Re 18:28).
I Cartaginesi ne diffusero il culto presso altri popoli del Mediterraneo. In seguito, con la romanizzazione del Mediterraneo, il culto di Baal fu identificato dai romani con quello di Saturno e dai greci con quello di Cronos. Dagli Ebrei veniva anche chiamato “Moloc“, che in ebraico significa “re dell’ignominia”, per i sacrifici umani che gli venivano offerti e che vedevano vittime innocenti i bambini.
Il sacrificio aveva luogo in santuari all’aperto e recintanti chiamati “Tofet”, dove venivano interrate le urne contenenti i resti dei bambini cremati. Il sacrificio riguardava i primogeniti delle famiglie più nobili anche se, spesso, si ricorreva a dei sotterfugi per risparmiarli: non era, infatti, rara la barbara abitudine di comprare o rapire bambini stranieri che venivano nutriti e poi sacrificati al posto dei figli veri. (https://win.lasiciliainrete.it/STORIAECULTURA/culti_miti_SICILIA/4_cultiorientali/baal.htm)
Nell’area del Mediterraneo il triste primato di sacrifici umani, per frequenza e diffusione, spetta ai Fenici ed ai Punici.
Non sempre nei Tofet venivano immolati esseri umani, a volte, in sostituzione, venivano usati agnelli o altri piccoli animali, come testimoniano, nel Tofet di Mozia, i ritrovamenti di sette strati di deposizioni di urne cinerarie contenenti i resti di sacrifici, alcuni dei quali di animali
Un’altra testimonianza del culto di Baal si ha a Marsala, l’antica Lillibeo, dove è stata rinvenuta una stele che, oltre ad un’iscrizione in punico dedicata a Baal, rappresenta un’offerta alla divinità ed alcuni simboli della religione fenicio-punica. La stele si trova ora al Museo Archeologico Regionale di Palermo.
Questo scritto è dedicato a Maxim, sperando di avergli reso cosa gradita.
Un abbraccio di Luce.
Selene.
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