AMULETI PER IL REGNO DEI MORTI.
Dopo aver parlato di Samhain nella rubrica della ruota dell’anno desidero parlare qua della grande importanza che davano gli Egizi alla morte. Non desidero raccontare tutto ciò che già abbiamo letto nei libri di Storia, o che abbiamo già ascoltato tante volte, come la mummificazione, la pesatura del cuore e quant’altro, ma desidero solo dire due parole su due aspetti a volte trascurati: sulle due anime che si pensava facessero parte di ogni essere vivente ….. già, non solo una, come noi pensiamo ai giorni nostri, l’Anima, ma ben due, e sugli amuleti che si era soliti mettere fra le bende delle mummie.
Le due anime sono il Ba e il Ka, il primo destinato ad effettuare il viaggio verso l’aldilà, il secondo invece destinato a rimanere col corpo. Il Ba è la Parte divina, l’essenza che può permanere nel mondo spirituale. Il Ba è eterno e molto vicino alla natura degli dei. Esso è rappresentato dalla figura del trampoliere e significa che l’anima divina è in quiete. Il Ka invece è l’anima in grado di mantenere i ricordi terreni e non lascia mai il corpo. Il termine Ka rappresenta la forza vitale di ogni persona. Poiché il Ka non abbandonava mai il corpo del defunto, esso non doveva essere dimenticato ma ricordato tramite preghiere e si riteneva anche che, dando offerte al Ka, alimentandolo con cibo e bevande, si garantisse la sopravvivenza del defunto dopo la morte.
Il Ba rappresentava anche il modo in cui gli altri percepivano l’individuo, quindi ogni azione compiuta da una persona andava a far parte del suo Ba.
Perché due anime? Perché questo popolo era proprio ossessionato dall’ immortalità, infatti, oltre a mettere nelle tombe cibo e utensili atti alla sopravvivenza del defunto dopo la morte, venivano posti anche degli amuleti ( ricordiamo che gli amuleti non sono nient’altro che oggetti protettivi) che dovevano servire ad offrire protezione nel viaggio nell’ oltretomba. Essi potevano essere: lo scarabeo del cuore, la colonna Djed, il falco dalla testa di toro, l’Occhio Wadjet e Ankh.
Lo scarabeo del cuore era l’amuleto che recava le invocazioni direttamente al cuore del defunto; lo scarabeo era identificato con la divinità solare e dunque sacro agli Egizi, che lo consideravano un potente simbolo di protezione e i talismani a forma di scarabeo erano posti fra le bende delle mummie.
La colonna Djed (Djed significa stabilità) è la rappresentazione della spina dorsale del Dio Osiride, re dell’oltretomba. Gli antichi Egizi già avevano capito molte cose e, come davvero nella colonna scorre il midollo spinale che è fondamentale per la nostra vita, per loro la colonna vertebrale era la sede del flusso vitale e simboleggiava la vita eterna.
L’occhio di falco rappresentava la rigenerazione. Questo amuleto era posto fra le bende delle mummie o anche raffigurato su papiri che erano poi inseriti all’ interno della tomba. Serviva al defunto per vedere nell’ aldilà. Il falco rappresentava il Dio Horus, effige divina del faraone.
L’occhio di Wadjet era considerato uno fra i più potenti amuleti, tanto che lo si trovò anche tra le bende della mummia di Tutankhamon.
Secondo la leggenda, il malvagio Seth strappò l’occhio sinistro ad Horus e Thot, divinità della sapienza, creò magicamente l’occhio Wadjet per sostituire il globo oculare del dio-falco.
L’Ankh, o Croce di Ankh, indica la morte come nascita. Muore l’Essere Umano e nasce il dio che l’Essere Umano ha costruito nel corso della sua esistenza. Simbolo che ricordava il dono della vita e anche l’immortalità. Nei tempi antichi veniva applicata nel punto del terzo occhio ai re e ai sacerdoti in segno di elevazione spirituale, era come aprire loro il terzo occhio.
Spendo due parole in più per questa croce perché può essere utile nella nostra vita: la si può comperare, ma anche costruire da soli e, quando ci sentiamo stanchi, o siamo un po’ confusi riguardo una certa questione, possiamo poggiarla in mezzo alla fronte, in corrispondenza del terzo occhio, e tenerla un po’ così mentre stiamo in posizione comoda. Quando pensiamo essa abbia perso un po’ di energia possiamo ricaricarla alla luce del Sole o della Luna, in quanto essa è sia un simbolo lunare che solare.
Il grande desiderio di permettere ai defunti di ritornare in vita faceva sì che si dovessero svolgere particolari riti e formulare parole magiche durante il servizio funebre. Questi riti e formule magiche erano raccolti nel “Libro dei Morti” e, se compiuti correttamente, permettevano al defunto di tornare in vita. Nel Nuovo Regno i ricchi commissionavano Libri dei Morti personalizzati, scritti su rotoli di papiro, i quali venivano posti nelle tombe insieme ai defunti: le formule magiche dovevano accompagnare lo Spirito nel viaggio fino al Regno di Osiride.
Selene
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