NEWTON E L’ALCHIMIA

Così si potrebbe immaginare un "regulus stellato".

Newton alchimista

Prima di affrontare il discorso di Newton alchimista desidero premettere che nulla delle cose che riporterò potrà togliere meriti al pilastro della Fisica e della Matematica quale egli è. Poiché la figura di Newton mago rischiava di togliere prestigio alla fama del nostro scienziato, i suoi scritti esoterici vennero tenuti segreti agli occhi di tutti, chiusi in una cassa che i suoi discendenti custodirono gelosamente per molti anni.

Cosa ricercava Newton con i suoi studi alchemici? Egli ricercava un contatto con il divino,  e ne ricercava le azioni nel mondo della natura; Newton ricercava un Dio che non avesse creato il mondo per poi lasciarlo in balia di se stesso, ma di un Dio che fosse sempre presente e regolasse gli eventi naturali. In questo percorso egli scoprì la vera alchimia, non la magia dei ciarlatani, ma quella scienza che secondo lui doveva spiegare tutti i fenomeni dell’universo. Lo scienziato scriveva formule e messaggi nascosti all’interno dei suoi testi, comprensibili solamente a chi si fosse avvicinato all’alchimia con rigore e dedito studio.

Nell’alchimia c’è, per eccellenza, una sostanza mitologica simbolo: la pietra filosofale, la quale sarebbe dotata di tre proprietà:

_ fornire un elisir di lunga vita ed essere una panacea universale per qualsiasi tipo di malattia;

_ fare acquisire l’onniscienza, cioè la conoscenza del passato e del futuro;

_ la possibilità di trasmutare in oro i metalli vili.

In realtà per Newton la terza proprietà non aveva importanza, in quanto egli non era interessato ai soldi, ma piuttosto egli cercava la pietra filosofale per “catturare” la conoscenza profonda dell’universo. Questo è il motivo per cui alcuni studiosi dello scienziato sostengono che forse, senza questo grande interesse per l’alchimia, Newton non sarebbe mai arrivato alle sue grandi scoperte scientifiche.

Newton studiò alchimia dal 1667 in poi, ed era consapevole di dover operare in segretezza. Egli cominciò a procurarsi il materiale e le attrezzature per i suoi esperimenti alchemici  durante una serie di viaggi a Londra, intorno al 1669; egli si procurò anche due forni che si fece consegnare direttamente nel suo alloggio del Trinity College.

In un documento del 1670 si possono trovare le seguenti parole scritte da Newton:

L’ alchimista non ha a che fare con i metalli, come credono i volgari ignoranti, commettendo un errore che li ha indotti a tormentare questa nobile scienza …… Questa filosofia non è del tipo tendente alla vanità e all’inganno, ma piuttosto al benessere e all’edificazione, giacché d’apprima spinge alla conoscenza di Dio e in secondo luogo guida alla scoperta di autentici rimedi per le sue creature ……. Questa filosofia, rivolta al tempo stesso alla speculazione e all’azione, non è custodita solo nel volume della natura, ma anche nelle sacre scritture, per esempio nel libro della Genesi, in quello di Giobbe, nei Salmi, in Isaia e in altri ancora. 

( King’s College Library, Canbridge, Keynes MS 33, riportato da Michael white in “Newton l’ultimo mago”, p 196)

Come operava un alchimista? Egli cominciava a mescolare tra loro tre sostanze: un minerale metallico (solitamente ferro), un altro metallo ( piombo o mercurio) e un acido di origine organica ( in genere acido citrico ottenuto dalla frutta o dalla verdura); questa sostanze, lavorate per mesi, portava ad un miscuglio che veniva riscaldato in un crogiolo la cui temperatura veniva aumentata costantemente fino ad arrivare ad un valore ottimale che veniva mantenuto per una decina di giorni. Alla fine, il materiale ottenuto, rimosso dal crogiolo, veniva disciolto in un acido: questo processo doveva avvenire alla luce della Luna; dopo che il materiale si era disciolto si faceva evaporare il solvente e si procedeva alla distillazione. Qui entra in gioco un pizzico di esoterismo; questa distillazione  poteva durare anche anni e gli alchimisti erano convinti che il momento in cui la distillazione dovesse essere fermata fosse dettata da un “segno”. La sostanza ottenuta alla fine, con l’aggiunta di un ossidante e posta in un contenitore speciale per essere riscaldata e poi raffreddata, diventava un solido bianco che gli alchimisti credevano fosse la pietra filosofale. Se l’alchimista si accorgeva di avere fallito, l’insuccesso si diceva fosse dovuto alle condizioni astrologiche non propizie o a qualche influenza malevola.

Tralasciando tanti altri esperimenti, che potrebbero annoiarvi, su un’altra cosa sola mi soffermo: il legame fra una grande scoperta scientifica di Newton e l’alchimia … lo abbiamo scritto prima: ci sarebbero state le grandi scoperte nell’ambito della Fisica se lo scienziato non si fosse interessato di alchimia?

Parliamo della legge di gravitazione universale: è una legge fisica fondamentale che afferma che nell’ Universo due corpi si attraggono in modo direttamente proporzionale al prodotto delle loro massse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Formulata da Isaac Newton nell’opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (“Principia”) e pubblicata il 5 luglio 1687, fa parte della meccanica classica e si tratta di una legge fisica generale derivata da osservazioni empiriche.

Newton continuava con i suoi esperimenti utilizzando il mercurio, unico metallo a presentarsi allo stato liquido, ma non otteneva mai nulla di quanto sperato, allora decise di ottenere come materiale di partenza l’antimonio ( elemento che si trova in un minerale naturale denominato antimonite) e forse proprio grazie a questo Newton collegò le sue ricerche alchemiche con la sua ricerca della gravitazione universale. L’antimonio è una sostanza che, se purificata, sembra avere affinità con l’oro, formando con esso una sorta di amalgama chiamata “regulus”; i reguli erano composti cristallini con un aspetto raggiato, in particolare trattando l’antimonio con il ferro si produceva una configurazione cristallina stellata, che fu chiamato “Regolo stellato dell’antimonio”. Questo regulus ha l’aspetto di una stella e i suoi cristalli raggiati possono essere pensati come raggi di luce che puntano verso l’interno, quindi come se fossero linee di forza dirette verso il centro. Da qui Newton capì che esistevano delle forze fra le varie parti della materia, forze che creavano appunto queste linee di forza, e da qui nacque l’idea che fra tutti i corpi nell’universo ci fosse questa legge di attrazione.

Ecco come le leggi alchemiche, l’illusione di magia, l’esoterismo, la Luna, il calderone etc possono portare anche a grandi scoperte scientifiche.

Sperando di avervi regalato qualche notizia nuova di “curiosità esoteriche” vi mando un abbraccio di Luce.

Selene.

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